Il tappo Sinner è del birrificio Moninger di Karlsruche, Baden-Wurttemberg, anni Settanta. E’ stato un caso che Roberto D’Agostino lo abbia ritrovato e postato pochi minuti fa sul suo profilo facebook. Esatto, si tratta di un tappo a corona, di quelli che si usano per sigillare le bottiglie di vetro: nel mondo sono oltre duemila i collezionisti come Roberto. Incredibile vero? Incredibile proprio come Sinner. Beh Jannik Sinner lo conosce tutto il mondo: è un vero fenomeno dello sport che è entrato nella storia del tennis azzurro avendo appena vinto agli Australian Open. Che forza Sinner! Chi è invece Roberto D’Agostino? Beh, è sicuramente meno famoso di Sinner. Si definisce archeologo di tappi a corona. “Ne ho oltre 300mila e ognuno racconta una storia”, mi ha detto. E ci credo. I più antichi, nelle sue teche, risalgono alla Grande Guerra, ritrovati nelle trincee o nei rifugi dei soldati. “Li avevano i cecoslovacchi,gli ungheresi e anche gli austriaci ma non gli italiani visto che i tappi a corona fecero il loro ingresso in Italia dagli anni Trenta in poi. Roberto lo conosco dal 1993, quando lo intervistai su Radio2 nella mia trasmissione dedicata al collezionismo, “La stanza delle meraviglie”, che poi divenne anche un libro per Rai-Eri, dov’è presente anche D’Agostino con i suoi racconti e la voglia di scambiare i doppioni. Che dire? La parola passa a Roberto.
Il tappo Sinner: “Si tratta dell’oggetto che in più di un secolo non ha avuto trasformazioni, perché il brevetto di William Painter del 2 febbraio 1892 a Baltimora, fu al principio usato solo dalla Crown Cork and Seal Inc. Praticamente identico a quello di oggi, i più moderni hanno la latta più sottile, la guarnizione non è più in sughero ma in materiali plastici, ma nella forma e nel’uso è fedele alle sue origini” dice Roberto D’Agostino che vanta 300mila bottle caps. Tappi simili a quelli che buttiamo nel contenitore del metallo o della plastica (a seconda le regole comunali).
Il tappo Sinner farà gola sicuramente ai Carota boys. Chi? I fan si Sinner che hanno conquistato i social. Sei azzurri con uno stravagante vestito da carota e una immensa passione per il tennis. A lui, il “pel di carota” più famoso al mondo, c’è stato Marco Mengoni che, per celebrarne una impresa sui social, ha usato l’emoticon della carota. E carota sia. Il cielo è arancio su Melbourne dopo che Jannik ha battuto il russo Danii Medvedev, alla finale degli Australian Open. Dopo tre ore e quarantaquattro minuti di gioco, divisi tra inferno e paradiso, la gioia dei Carota Boys è esplosa insieme alla nostra, per l’incredibile Vittoria di Sinner che, proprio quando ha vinto il suo primo titolo Slam, è finito sul tappo a corona Sinner ritrovato da Roberto D’Agostino.